Mentre la Com.er S.p.A il giorno 8 giugno è stata messa in liquidazione (dopo il traferimento dei contratti alla Rete Costruzioni S.p.A.), le iniziative del Comitato vanno avanti in modo sempre più intenso. I tre ricorsi del Comitato sono stati separatamente discussi nell’udienza del 9 giugno e con distinte ordinanze del 10 e del 14 giugno il TAR della regione Lombardia ha trasferito d’ufficio il procedimento al TAR del Lazio indicato funzionale per competenza. In realtà questo evento è totalmente neutro rispetto alle motivazioni addotte dal Comitato in quanto il Tribunale ha trasferito, nella sua integrità, tutto il procedimento sulla base delle impugnazioni effettuate dal Comitato nei confronti del Comune e della Com.er senza esprimere alcun giudizio, ed questo è ciò che conta davvero.
In vista dell’udienza, gli avvocati del Comitato hanno depositato, come ulteriore elemento a favore, l’esposto alla Procura della Repubblica di Milano effettuata da un cittadino facente parte del Comitato, esposto basato anche sulle motivazioni che sostengono il ricorso al TAR. In sintesi, l’esposto alla Procura depositato il 3 giugno rilegge in termini penali quanto presentato al TAR in termini di diritto amministrativo.
Non è sfuggito infatti a nessuno che sia necessario fare luce su comportamenti incomprensibili notati durante il procedimento di approvazione sia da parte della Pubblica Amministrazione Comune di Milano sia dei Vigili del Fuoco: l’esposto alla Procura identifica ben tre motivazioni penalmente rilevanti:
1.
dati di progetto non corrispondenti – omesse valutazione dei Vigili del Fuoco – sanzione penale art.20 comma II D. Leg. 139/06. In sostanza vengono messe in evidenza tutte le mancanze nel progetto e nella sorveglianza sul progetto che i vigili del Fuoco devono invece effettuare prima che il progetto venga effettuato, rilasciando invece ripetutamente parere positivo.
2.
mancato rispetto del decreto ministeriale 11 marzo 1988 per il rischio di incolumità pubblica e crollo degli edifici. Per dirla con il testo della denuncia: “i calcoli eseguiti non sono idonei allo studio chiesto dal decreto ministeriale” “omettendo ogni valutazione sull’ambiente circostante” e questo “in violazione ad un obbligo di legge” e “omettendo di realizzare lo studio preventivo sulle possibili conseguenze che lo scavo avrà sulle abitazioni circostanti”, mettendo “in pericolo, intenzionalmente stante l’obbligo imposto, l’incolumità delle persone e degli immobili ad esso adiacenti”
3.
interesse pubblica amministrazione alla realizzazione del progetto e danni conseguenti. In sostanza, l’approvazione da parte della pubblica amministrazione di un progetto che mette in pericolo l’incolumità dei cittadini e delle cose determina costi che la pubblica amministrazione sta sostenendo per mandare avanti le procedure interne. Citando la denuncia: “parrebbe che la pubblica Amministrazione sia stata indotta in errore, in ragione dell’immaginata realizzabilità di un’opera, la quale, fin dall’inizio dei lavori , metterà a repentaglio la pubblica incolumità e sicurezza e a fine lavori darà vita ad un’opera difforme da quanto indicato in progetto”.